Durante gli anni adolescenziali si fanno sempre più strada in lui il desiderio e la consapevolezza di volersi dedicare interamente alla pittura. Urgenza che va soddisfacendosi nei primi studi all’Istituto D’Arte di Cerreto Sannita e successivamente presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli.
Nonostante Alfonso non termini il percorso Accademico, esso contribuisce in maniera decisiva allo sviluppo ed al consolidamento dello stile e della forma, ed individua in essa l’intendimento ultimo dell’arte. Forma che è sostanza, forma che è respiro, forma che è volontà ed allo stesso tempo nostalgia di incontro tra l’anelito dell’uomo e lo “spirito” dal quale questo sorge.
L’arte di Alfonso prende le mosse dall’intima convinzione che lo stile altro non sia che il modo di esistere proprio di un essere umano, nocciolo duro di un animo in cui linee, ritmo, tono, taglio di pensiero, lessico e concetti, vanno a fondersi in un’unica “faccia visibile“ della realtà.
Si penetra nelle cose attraverso la sensibilità. Attraverso la capacità di udire l’inascoltato, di vedere il nascosto, di rendere presente l’assenza. La pittura è solo una maniera d’espressione di questo generale modo di intendere il significato dell’esperienza umana.
Alfonso non crede sia possibile celebrare la verità come certezza arida e mendace, ma sente doveroso e “sacro” delineare, tratteggiare e illuminare il più possibile il sentiero che, forse, conduce ad essa. Tale è il compito dell’artista. Tale la sua missione; sempre da attendere con umiltà e tuttavia sempre da portare avanti nella lacerante ma feconda inquietudine del dubbio, perché né appagamento né arroganza hanno mai condotto l’uomo alle soglie dell’indicibile